giovedì 8 luglio 2010

Il canto delle cicale

Sono tornato a Bergamo da 5 giorni.
Qui è pressochè tutto come lo lasciai 9 mesi fa.
Stesse collinette silenziose.
Stessi palazzi lisci e squadrati guarniti dal loro stesso triste grigiume fiacco.
Stessi soliti sguardi curiosi di condomini pettegoli che cercan di distrarsi dalla noia estiva giocando a carte in cortile.
Stesse giornate ad un pc prigioniero di una torrida stanza che diventa in un certo qual senso una "gabbia dorata".
Stessa opprimente sensazione d'isolamento mista a solitudine ed impotenza.

Ma un particolare ha colto la mia attenzione, un particolare differente da prima.
Il canto delle cicale.

Non ho mai sentito il canto delle cicale qui a Bergamo.

Mi riporta indietro nel tempo e sento come un alito caldo sul viso.
Mi riporta su uno scomodo letto di una roulotte in una calda notte d'estate di tanti anni fa.
Mi riporta nel corpo di un me bambino fragile e spaventato, sdraiato in posizione fetale tra una madre ed un padre che forse non sono abituato a ricordare.
A quei tempi avevo terribilmente paura di dormir da solo, la notte mi portava angoscia. Guardavo con aria incuriosita il rettangolo di vetro che fungeva da finestra sopra al lettone della roulotte mentre fuori sentivo il costante canto delle cicale.

Ripensandoci non credo di esser cambiato tanto dal Federico di allora.
Timido e spaventato, è quasi un mio segno di riconoscimento oramai.
Ma forse è solo un ricordo inutile e banale.

Ho passato un periodo veramente brutto. Mi stupisco di quanto ogni volta la vita sappia sorprendermi in merito alla sofferenza.
E mi sorprende pensare che dopotutto c'è chi sta anche molto peggio di me.

Ho pianto tutte le lacrime che riuscivo a piangere, ho speso ogni grammo della mia energia nel consumarmi per amore, nonostate tutti cercassero di impedirmi di farlo. Adesso mi sento svuotato...nessun dolore, nessuna sofferenza.

Solo il canto delle cicale.