venerdì 6 agosto 2010

...

Ero stressato, nervoso, inquieto quella sera. Avevo bisogno di vederti, ma nessuna voglia di fare il fidanzato ossessivo.
Era l'una di notte.Tu mi dicesti "mi vesto e son da te". Prendesti la macchina e venisti da me in meno di 10 minuti senza che neanche ci fosse bisogno di chiedertelo.
Uno squillo.
Scesi al portone e mi guardasti con un timido sorriso gentile. Non una parola. Mi abbracciasti, mi baciasti la fronte.
Mi chiedesti di salire da me ed io accettai, un pò intimorito all'idea che potessi conoscere i miei coinquilini.

Mi baciasti tenendomi tra le tue braccia.
Facemmo l'amore nella penombra di quella stanza. I tuoi baci, le tue carezze, il tuo respiro come una nuvoletta calda sulla mia pelle in quella tiepida notte primaverile.
Restammo nudi abbracciati sotto le coperte. Sentii il tuo respiro rallentare: ti eri addormentato.
Sai, amo tenere tra le braccia le persone addormentate, adoro guardare le persone addormentate.
Quando dormiamo siamo tutti veramente uguali. Non esiste spavaldo, non esiste pauroso, non esiste forte, non esiste debole, nè buono, nè cattivo.
Quando dormiamo siamo veramente tutti uguali. Tutti fragili creature, nulla più.
Ti detti un bacio sulla guancia e ti strinsi un pò di più.
Dopo mezzoretta ti svegliasti. Ti accompagnai alla macchina e mi sorridesti ancora un pò arruffato dicendo di amarmi.

E adesso son qui inquieto a passeggiar nervoso per casa come fossi un leone in gabbia.
A fissare con disgusto quel campanellino su quel mobiletto del bagno chiedendomi quanto di romanzato ci sia anche nella sua di storia.

Ho pianto, di nuovo.
Cosciente che piangerò ancora per molto per te. Ma non più perchè io ti rivoglia indietro, ma perchè le tue bugie mi hanno lasciato una ferita che non vuole smettere di sanguinare per il momento.