giovedì 25 marzo 2010

“Come stai?”
Simpatica la domanda!


Un po’ tutti, chi più, chi meno, abbiamo schifosamente mentito nella risposta e ci siamo ritrovati a rispondere con un “bene, tu?” a denti stretti. Magari perché non ci va di far preoccupare la persona che ce lo chiede (soprattutto quando sappiamo che a sua volta ha molti pensieri per la testa anche lei ), magari perché spesso è troppo doloroso rimuginare su ciò che in realtà ci rende infelici o più semplicemente perché non ci va di parlarne.

Beh, vorrei rispondere una volta per tutte a questa domanda in modo sincero. Ho bisogno di sfogarmi.

Come sto?

Fondamentalmente male.
Essere innamorati è meraviglioso. Essere innamorati è orribile.
Penso sia uno di quei discorsi in cui è valido più che mai il detto “Chi ha i denti non ha il pane, chi ha il pane non ha i denti”.

Un giorno, forse per puro caso o forse secondo i piani di quello che la gente romantica chiama “destino”, compare una persona nella tua vita e tutto sembra cambiare. Iniziano un po’ tutte così le storie d’amore, purtroppo anche quelle a senso unico.
In un primo momento, nel pieno dell’ottimismo, dici tra te e te “Lui deve essere mio!” ignorando però, che per quanta sicurezza tu voglia ostentare prima o poi dovrai scontrarti con la realtà.
Ad alcuni va bene, ad altri no.

A me è andata male. E qui potrebbero partire mille piagnistei su quanto la vita sia ingiusta, su quanto la vita faccia schifo, sul “perché non posso piacergli io”. Non nego di non averlo pensato un po’, per quanto mi sia sforzato di prendere la cosa con più maturità possibile. “Mi vuol tanto bene…” mi son detto “ Se e’ questo il sentimento che prova per me è giusto che io rispetti questa cosa, non è certamente colpa sua.”

Ora, ripensandoci adesso… forse in fondo non gli auguro di legarsi a me nello stesso modo in cui io sono legato a lui. Non sarei capace di dargli la felicità. A lungo andare diventerei un peso e lo trascinerei nella spirale delle mie paranoie e lui non se lo merita.

Come se non bastasse, partirà e andrà a vivere lontano da qui.

Fa benissimo, insegue un sogno che sono il primo a supportare. Ma ho tanta paura.
Paura di un qualcosa che purtroppo e’ inevitabile. Del crollo che avrò quando quell’aereo si alzerà in volo e di quanto vorrò strapparmi il cuore dal petto per non sentire quella sensazione di vuoto tipica di quando “perdi” qualcosa di importante nella tua vita.

(Lui teneramente pensa di potermela risparmiare, ostandosi a non capire che è impossibile. E che tutto deve andare così come deve andare.)

Molta gente nel cercare di consolarmi mi risponde con un “Ma potrai ricominciare, la vita non finisce qui, di ragazzi ne esistono tanti al mondo…”

Ma quando incontri qualcuno che con te condivide l’anima, tutti gli altri ragazzi, per quanto fighi, intelligenti o dolci possano essere, ai tuoi occhi appaiono così terribilmente insipidi...

Boh.


Immetti autocommiserazione .

Immetti autocommiserazione .

Immetti autocommiserazione .

Immetti autocommiserazione .

Immetti autocommiserazione .

Immetti autocommiserazione .







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